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LETTERE ALLA GAZZETTA
Fabio Sìcari, Bergamo
26 Settembre 2016
Se milioni di persone si rivolgono ai maghi, compresi migliaia di minorenni, sicuramente un motivo c’è. Il mago, nella percezione popolar-credulona, possiede la chiave prodigiosa che apre la porta giusta, smussando gli assilli quotidiani. Chi esercita il sortilegio, la divinazione, chi fa incantesimi, chi interroga i morti, propone materia che ammalia, perché supera (illude di superare) la soglia perfettibile della scienza.
Probabilmente la strada giusta da seguire sarebbe un’altra. Rivolgersi ai nostri cari, agli amici più fidati o anche interpellare un sacerdote. Per superare le tribolazione quotidiane e momenti difficilissimi, al volto ignoto dei maghi sarebbe preferibile il volto familiare della concretezza.
I maghi guadagnano fior di quattrini, spesso non versando i contributi, con questo tipo di arte fatata. Ma si tratta davvero di arte o, più concretamente, si tratta di truffa? E chi vende illusioni può considerarsi un truffatore? La giurisprudenza non risolve il problema, rimettendo ai singoli giudici, in caso di denuncia, l’interpretazione più opportuna.
Fabio Sìcari, Bergamo
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