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LETTERE ALLA GAZZETTA
Michele Massa, Bologna
01 Aprile 2016
A nome di tutti i bambini in tenerissima età vorrei fare alcune domande a parenti e amici di famiglia. Perché sin dal nostro primo vagito, avete l’impellente necessità di attribuirci una somiglianza? Peraltro, le vostre tesi sono spesso discordanti, per qualcuno abbiamo il taglio degli occhi della nonna materna, per altri sono quelli del papà, qualcuno pensa al fornaio ma non lo dice, a pochi ricordano addirittura il trisavolo vetturino. Mentre dormiamo teneri e rosei come gelèe alla fragola, ci osservate meticolosamente il nasino, la bocca e quante dissertazioni su quei pochi capelli che abbiamo! E quando ritenete che siamo in grado di capirvi, perché ci parlate sempre con quella vocina in falsetto esagerando in diminutivi, accrescitivi e vezzeggiativi? Con le prime parole che balbettiamo, deve necessariamente arrivarci la solita, ineffabile domanda: ma tu, vuoi più bene a mamma o a papà? Non ve lo diremo più, vogliamo la nostra privacy. E se proprio non avrete altro da chiederci, apprezzeremo il vostro silenzio.
Michele Massa, Bologna
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