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La creatività
Alessandro Salvatore
20 Febbraio 2021
TARANTO - La creatività di Roberta Ciaurro è una pozione che dà vita ai tessuti che lei lavora. La ventiseienne artista di Massafra esplora il mondo schizzandolo dapprima su un quaderno. Dal foglio l’idea trasmigra su una tavola di legno, che lei trasforma in un telaio. Un esempio è l’opera Anfitrite prima delle onde, con cui rende tangibile la mitologia. L’arazzo bicolore (azzurro e nero) dà voce alla divinità marina preellenica che la leggenda vuole che folgorò Poseidone il quale, vedendola danzare nell’isola di Nasso, la pretese sua sposa. Nonostante la giovane età. È l’età vivissima di Ciaurro, la quale spiega alla «Gazzetta» la genesi del suo mondo: «Tutto credo sia nato dal momento in cui mi misi a disegnare palle giganti con gli evidenziatori a soli cinque anni, sul muro, nel corridoio di casa. In me, già allora, era evidente il concetto di minimalismo. A parte tutto, la mia passione penso sia coscientemente emersa durante le lezioni di storia dell’arte. Al liceo frequentavo un linguistico e dinanzi alle immagini delle pitture rinascimentali come quelle di Caravaggio e di Botticelli, mi ci perdevo anche se poi il maggior interesse è stato l’approccio con gli artisti come Malevic e la fotografia di Woodman».
Le citazioni suddette sono ispiranti per Ciaurro. La meteora Francesca Woodman, nei suoi ventidue anni di vita, spentasi nel 1981 in un volo da un palazzo di New York, racchiude l’inclinazione allo scatto surreale del talento massafrese. Come in lei pulsa l’essenza «suprema» delle figure geometriche sviluppate durante e dopo la Prima guerra mondiale dal pittore russo Kazimir Severinovic Malevic. «Il mio lavoro è impeto, un lampo di genio, una sensazione che mi pervade magari quando, seduta ferma su una sedia, questa accade: una premonizione nella testa, una visione». Ciaurro spiega il moto ondoso della sua arte. «Spesso - racconta - quando magari sono occupata dal mio lavoro (non quello di artista), se mi pervade quella sensazione, ho il mio blocco di fogli sempre a portata di mano e ci butto giù quello che ho nella testa, d’impulso… Uno schizzo, delle linee, delle forme, una nuova tecnica che vorrei sperimentare, dei nuovi colori, qualsiasi cosa purché venga fuori. E poi la manifesto per davvero, finisco per toccarla e sono contenta, ma mai soddisfatta, non del tutto. È meraviglioso come la mente umana abbia il potere di creare concretamente la propria idea con i suoi mezzi e renderla tangibile».
A pochi passi dal completamento del percorso formativo all’Accademia di Belle Arti di Bari, Ciaurro ha nella valigia di «artista assoluta» (come citazione del suo amato cineasta Jean-Luc Godard) già diverse tappe espositive. Su tutte «Mujeres, exposicion in Espacio Sol» di Madrid, «Goodnight Residenze» presso Corato, ed il «G20» dei giovani artisti pugliesi a Trani. Tutto questo prima che la pandemia chiudesse le porte alla fruizione culturale. Dietro il muro c’è un’arte esondante, secondo il tema filosofico di Eraclito caro all’interlocutrice. «La pandemia ha, ahimè, cancellato quelle che sarebbero state mostre da calendario, soprattutto a Madrid, ma non mi arrendo, esiste il web e tanti altri modi per “esporsi”. Non credo di voler demordere, anzi, ogni giorno è una bella sfida da portare avanti. Tutto dipende da quanto sei determinato nel fare ciò che ami - evidenzia Ciaurro -. Citando appunto, Eraclito col suo Panta Rei, tutto scorre, tutto è per me dove deve essere. Accogliere qualsiasi esperienza va benissimo. Penso davvero che la mia arte sia impulsiva ma attenzione… un pizzico di razionalità deve esserci per rendere questo impulso equilibrato. Estetica, psicologia della forma sono le basi, affinché io poi mi possa inserire in un flusso dettato solo ed esclusivamente da me».
Il percorso di Ciaurro inizia con tecniche sperimentali passando dagli acrilici, ai collage, alle fotografie per giungere a contatto con la materia, dapprima con la carta e poi con i tessuti. Il rapporto che ha inteso con il composto è intimo. Fu a tal punto corrotta dal vizio della carne, che rese legale ciò che a ciascuno piaceva, per evitare il disprezzo in cui poteva cadere. Roberta cita Dante come didascalia per la sua installazione Il Labirinto di Semiramide, simbolo della lussuria, che è capace di dare voce alla leggendaria regina assira.
Quanto è forte il respiro femminile di giustizia dei suoi lavori? «Il fiato femminile credo abbia completamente a che fare con ciò che faccio. Non voglio essere considerata una femminista, ma credo che la donna sia davvero un mistero per l’uomo. E questa cosa è affascinante. Credo fermamente ormai di esser capace, attraverso i miei tessuti, di dare un’immagine così sensuale ed intrinseca della donna come musa per l’umanità, che a volte percepisco così argutamente questa femminilità e mi chiedo: che succede? Calma! Eppure è proprio grazie a questo flusso, questo vento, questo lasciarmi andare alla mia intimità che adopero i tessuti in quel modo. È viscerale, è energia. È come l’atto sessuale, tutto si muove, sensualmente tutto è un incastro perfetto. Mi piace essere donna».
L’altra forma di arte che vive in Roberta Ciaurro è la fotografia, che vale come racconto di vita, istintivamente ispirato a quel viaggio che vivisezionò gli States grazie agli scritti di Robert Frank e Jack Kerouac, che diventarono il libro-cult Gli Americani. Spetta agli artisti rendere vivo il Campo dell’immanenza, parafrasando il titolo di una delle sue installazioni tridimensionali con le quali trasforma i tessuti in corpi parlanti? «Assolutamente sì - risponde Ciaurro -. La mente di un’artista è profonda come un lago, dove le onde in superficie rappresentano magari ciò che è l’apparenza dell’artista, ciò che vedono tutti, mentre l’intera profondità del lago esiste ed è quella la mente inconscia che costituisce la sua idea/creazione che viene utilizzata da lui come mare. La domanda è: come può l’onda penetrare più a fondo e incorporare livelli più ampi d’acqua? Dovrebbe diventare potente come l’oceano e mangiare ciò che incontra».
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