Al Congresso Europeo di Radioterapia oncologica di Vienna sono stati presentati e discussi i risultati di grande rilevanza sull’efficacia e sicurezza di trattamenti più brevi ed ugualmente efficaci per due tra le neoplasie più diffuse (tumore della prostata e della mammella) e per quello più raro, ma in crescita numerica (tumore anale): Una radioterapia sempre più efficace e accessibile a portata di persona umana. che ha visto riuniti i maggiori esperti della disciplina. Radioterapia oncologica: l’altra faccia vincente nella lotta al cancro, ipertecnologica, con un ottimo rapporto costo/beneficio, indicata per il trattamento del 60% dei nuovi casi di tumore, da sola o associata a terapie sistemiche. Si è dimostrato che ridurre la durata del trattamento radioterapico non compromette i risultati clinici e migliora sensibilmente la qualità di vita dei pazienti.
“I risultati emersi rappresentano – ha detto il prof. Marco Krengli, presidente A.I.R.O - un potenziale cambio di paradigma nel trattamento di alcuni tumori grazie alla radioterapia. Il regime ridotto, più breve e ben tollerato, si configura come una nuova opzione terapeutica, con benefici clinici e organizzativi per pazienti, caregiver, famiglie e sistemi sanitari. Questi studi cambiano la pratica clinica verso trattamenti più brevi, efficaci e sostenibili. Le implicazioni sono rilevanti, non solo per la salute dei pazienti, che possono tornare più rapidamente alla vita quotidiana, ma anche per il sistema sanitario, grazie alla riduzione dei costi e all’ottimizzazione delle risorse anche a ridurre eventuali liste di attesa. La radioterapia si conferma così una strategia curativa solida e in continua evoluzione, capace di rispondere con efficacia alle esigenze cliniche e umane dei pazienti”.
Nel caso del tumore della prostata, lo studio ha coinvolto oltre 1.200 uomini con malattia a rischio intermedio e alto. I dati, raccolti su un follow-up di 10 anni, mostrano che una radioterapia curativa somministrata in sole 2,5 settimane è altrettanto efficace, in termini di controllo del tumore e tossicità, rispetto al trattamento standard di 8 settimane. Anche per le pazienti con carcinoma mammario, lo studio ha evidenziato risultati sovrapponibili tra la radioterapia effettuata in 5 giorni e quella, oggi considerata convenzionale, in 15 sedute: dopo 10 anni non si registrano differenze significative. Inoltre. per la prima volta, in oltre 25 anni, un altro studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, mette in discussione lo standard di dose nella radiochemioterapia del tumore anale in stadio iniziale. I dati, suggeriscono che una radioterapia a intensità modulata e dose ridotta può offrire tassi di controllo loco-regionale e comparabili – e in alcuni casi superiori – a quelli del trattamento standard, ma con minori effetti collaterali a lungo termine e migliore recupero delle funzioni alterate dalla radioterapia. La radioterapia è indicata nel 60% dei nuovi casi di tumore: domanda in crescita, ma, in Italia, è necessario rinnovare e ampliare il parco macchine. La tecnologia è in rapida evoluzione ed è determinante il ruolo del radioterapista nel team di cura. È urgente rinnovare il parco macchine e ampliarlo di almeno il 20% per soddisfare una domanda che entro il 2025 lieviterà del 15%,consentendo di trattare un milione di persone in più e salvare molte vite.