In Puglia e Basilicata
11 Settembre 2018
Nicola Simonetti
Gli antiestetici brufoli, pustole, puntini neri o bianchi sul viso, petto, spalle, origine di conflitti intimi e malessere di molti adolescenti e non potrebbero trovare un contravveleno.
Il “Journal of Investigative Dermatology”, riporta il lavoro del dr Chun-Ming Huang e collaboratori della University of California di San Diego. Un anticorpo è stato testato su tessuti umani ed animali per combattere il fenomeno patologico cronico della cute. Esso ha ridotto sensibilmente infiammazione e lesioni disostruendo i pori ripieni dell’eccesso di cellule cutanee morte, che sta alla base della patologia. I ricercatori sono partiti da una tossina (“Camp”), prodotta da un batterio (Propioni-bacterium acnes), la quale provoca una reazione antinfiammatoria.
Proprio la tossina Camp factor è stata utilizzata, opportunamente mutata dando origine ad anticorpi monoclonali specifici, dai ricercatori di San Diego che la hanno sperimentato su topi di laboratorio. Negli animali trattati si è registrata una netta riduzione della componente infiammatoria e di quella batterica.
Ora, la ricerca farà il salto del trattamento su pazienti (sule cellule umane è già stato sperimentato). Le prospettive sono ottime per cui si pensa che si giungerà, presto, alla disponibilità, in terapia umana, di questo “vaccino” che, però, non potrà riguardare tutti i casi di acne essendo questa patologia plurifattoriale e richiedente, quindi, trattamenti combinati e personalizzati.
Si fa strada l'ipotesi che l'acne possa essere causata anche da squilibri nel microbioma, l'insieme dei microrganismi (e delle informazioni genetiche) nell'apparato digerente. Ecco per- ché - conclude Peris - «è probabile che l'acne continuerà a essere trattata con una combinazione di trattamenti diversi in base alle caratteristiche del singolo
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