giallo
Morte sospetta di un 43enne
sul caso indaga la Procura
Era in compagnia di due amici. Forse avevano fatto uso di sostanze stupefacenti
13 Luglio 2017

di Francesco Oliva
È avvolta nel mistero la morte di L.A., un 43enne originario di Ugento ma residente a Taviano, deceduto martedì mattina in casa di un suo amico.
La Procura ha aperto un fascicolo d’indagine per fare chiarezza sulle cause del decesso. Il pubblico ministero Paola Guglielmi contesta l’accusa di omicidio colposo. L’ipotesi, ancora tutta da verificare, è che la morte sia stata causata da un’overdose dopo un droga party. La tragedia si è consumata nella mattinata di martedì, quando l’uomo ha accusato un malore che si è rivelato fatale.
Il 43enne aveva trascorso la serata precedente in casa di un amico, in compagnia di una terza persona. La mattina successiva, L.A. avrebbe iniziato a sentirsi male in una stanza dell’appartamento.
I due amici hanno immediatamente allertato la compagna. Inizialmente si temeva un malore, dettato dai problemi di ansia di cui l’uomo soffrirebbe da tempo. Con l’aggravarsi delle condizioni di salute, però, è stato chiesto l’intervento di un’amica infermiera.
L’uomo, però, è spirato poco dopo. L’arrivo di un’ambulanza si è rivelata inutile. L’uomo era riverso per terra, con la pancia in giù. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione che hanno eseguito un sopralluogo.
La salma è stata trattenuta e successivamente è stata trasferita presso la camera mortuaria del “Vito Fazzi”, dove venerdì il medico legale Roberto Vaglio eseguirà l’autopsia. Sarà un primo passo importante per comprendere le cause del decesso. I due amici con cui l’uomo ha trascorso le ultime ore di vita sono stati sentiti dai carabinieri come persone informate dei fatti. Hanno ricostruito quanto accaduto fornendo alcuni dettagli finiti al vaglio degli investigatori. Il sospetto è che il terzetto abbia potuto fare uso di sostanze stupefacenti per alcune ore. E, in questo caso, la Procura dovrà poi risalire a chi ha fornito la sostanza stupefacente con la dose letale.
L’uomo era molto conosciuto a Ugento così come a Taviano, dove si era trasferito da tempo. Si barcamenava nella vita di tutti i giorni facendo una serie di lavori che gli garantivano uno stipendio onesto.
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