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Ilva, niente patteggiamento
come richiesto dai Riva

 
Rita Schena

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Rita Schena

Ilva taranto, lavoratore

Venerdì 30 Giugno 2017, 17:13

TARANTO - La Corte d’Assise di Taranto, presieduta dal giudice Giuseppe Licci (a latere Elvira di Roma e sei giudici popolari) ha rigettato, dichiarandole inammissibili, le richieste di patteggiamento proposte, con il consenso della procura, dalle società Ilva spa e Riva Forni Elettrici, la cui posizione era stata stralciata nel processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva, chiamato 'Ambiente Svenduto'.

La Corte ritiene che possano essere patteggiati i reati amministrativi delle società se sono patteggiabili i cosiddetti reati-presupposto e ha indicato nel caso specifico il reato di avvelenamento di sostanze alimentari contestato agli imputati, che non è patteggiabile. Il procedimento è stato riunito al processo-madre, fissato per il 12 luglio, che vede imputate 44 persone fisiche e la società Partecipazioni industriali (ex Riva fire). La proposta di patteggiamento per l’Ilva spa prevedeva otto mesi di commissariamento giudiziale, affidato sempre agli attuali commissari Gnudi, Carrubba e Laghi, e 241 milioni a titolo di confisca, quale profitto del reato compiuto tra il 2009 e il 2013, e altri 2 milioni come sanzione.

Il patteggiamento di Riva Forni Elettrici si aggirava invece sui 2 milioni di euro. La richiesta di patteggiamento dell’ex Riva Fire non era stata accettata dal collegio della Corte d’Assise presieduto dal giudice Michele Petrangelo perché alla data della decisione (l'udienza dell’1 marzo scorso) non si erano ancora sbloccata, rientrando in Italia, la somma di 1,23 miliardi sequestrata nel 2013 dalla Procura di Milano ai Riva per reati di natura economica e finanziaria.

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