Binari Termoli-Lesina La Puglia contro il Molise














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22 Febbraio 2014

BARI - La posizione rigida della Regione Molise sulla vicenda del raddoppio ferroviario Termoli-Lesina («o si valutano le modifiche del tracciato che noi chiediamo, oppure non se ne fa nulla»), rischia di diventare un caso politico nei rapporti con la Regione Puglia. La Regione Molise, nell’incontro tecnico presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha chiaramente detto (per bocca del suo assessore ai trasporti, Pierpaolo Nagni) che il progetto suddiviso in tre lotti (uno nel territorio pugliese, uno in quello molisano e un terzo a cavallo tra le due regioni) «o si approva nel suo insieme oppure niente». L’assessore molisano, che dice di essere il portavoce delle istanze del territorio (in particolare dei Comuni di Campomarino e Termoli), sa anche che il primo lotto (da Ripalta a Lesina, 6,5 km, costo 106 mln di euro) verrà comunque realizzato anche per ragioni idrogeologiche e per la sicurezza del territorio.
Lo sapeva, l’assessore, sia perchè gli era stato detto dai tecnici del ministero durante la conferenza di servizi, ma glielo ha ripetuto anche l’amministratore delegato di Rfi, Michele Elia, col quale poi si è incontrato nel pomeriggio dopo la riunione con la 5^ Commissione del Servizio tecnico centrale del Consiglio superiore. Sa, però, pure che realizzare il primo lotto (i cui lavori durerebbero dal 2017 al 2019, ben 1038 giorni) servirebbe a ben poco se gli altri due lotti (il 3°, da Ripalta a Campomarino, 18 km, e il 2°, da Campomarino a Termoli, 5 km) restano a binario unico.
Dietro a questo rifiuto, motivato dagli interessi delle popolazioni locali (in realtà la popolazione non è mai stata interpellata, nè risulta sia mai stato fatto un sondaggio o referendum), ci sono, invece questioni di campanile da parte di due Comuni: Termoli e Campomarino. Il Comune di Termoli ha un contenzioso con Rfi ed è chiaro che vuole ottenere quanto più possibile. Campomarino (5mila abitanti) vorrebbe evitare di aumentare la separazione tra il paese e il lido. E per questo chiede di realizzare una stazione nuova fuori dal centro abitato.
Termoli per dare il suo assenso al progetto chiede come contropartita lavori e il riconoscimento di aree. Così in tutto questo la Regione fa la sua parte e per evidenti ragioni politiche (anche elettorali) fa il buon viso e il cattivo gioco. Anche la Regione da parte sua vorrebbe chiedere a Rfi delle contropartite per migliorare l’attuale rete ferroviaria. Ieri l’as - sessore e il presidente avrebbero chiesto all’amministratore unico di Rfi, Elia, di migliorare sia il servizio di trasporto su ferro sia le infrastrutture lungo la linea Campobasso-Roma, dove Fs utilizza ancora i vecchi locomotive diesel. Queste le contropartite.
Il tecnico della Regione Molise si avventura poi nei dettagli del progetto di Rfi che prevede un viadotto di 2,4 km, mentre la Regione vorrebbe la realizzazione di una galleria; opera, questa, - dice - «che oltre a non richiedere interventi di manutenzione avrebbe un impatto inferiore sia da un punto di vista acustico che visivo». «E’ vero - aggiunge il tecnico della Regione - la galleria costa di più, ma un viadotto con le campate in cemento e le barriere antivento sarebbe più impattante rispetto ad una galleria, per un territorio con una vocazione turistica».
Non solo il viadotto. Il problema sarebbero gli stessi binari che tagliano Campomarino e Termoli (ma non è forse normale che le stazioni si trovino nel centro delle città?), e chissà cos’altro. Il progetto di Rfi, che oggi costerebbe 550 mln di euro e, se approvato in tempi brevi, i lavori durerebbero fino al 2023 (il lotto due) e fino al 2026 (il lotto tre), a detta dei politici molisani è meglio spostarlo verso l’autostrada. Ma per ridisegnare il tracciato e realizzare quelle opere ci vogliono molti anni ancora, più soldi ed un impatto ambientale forse ancora maggiore.
«I soldi si trovano - dice l’assessore. Visto che per il primo lotto c’è già il finanziamento e che gli altri due partiranno non prima del 2020, abbiamo tempo per trattare e per chiedere miglioramenti». Il braccio di ferro della Regione Molise, tra i firmatari, insieme alla Puglia, all’Abruzzo e al Friuli Venezia Giulia, dell’appello della Gazzetta per l’Alta Velocità ferroviaria sulla dorsale Adriatica, rappresenta uno schiaffo allo sviluppo economico, trasportistico e turistico delle regioni adriatiche. Questo nel nome di un presunto interesse delle popolazioni. In realtà a parlare sono stati fino ad ora solo i politici (in democrazia funziona così). Cosa pensano invece i cittadini? Sarebbero d’accordo ad avere una stazione ferroviaria decentrata in aperta campagna? O forse quelle aree dismesse dai binari nel centro di Termoli fanno gola a molti?
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