La storia di un 30enne
«Io, disabile, solita vittima
della burocrazia cieca»
Ammalato si SMA, percepiva l'assegno di cura fino a quando ha scoperto che doveva fare una procedura on line che nessuno gli ha detto. E ora è scaricabarile
13 Gennaio 2018

Riceviamo questa denuncia da un giovane, poco più che trentenne, affetto dalla nascita da atrofia muscolare spinale. Il male lo ha completamente immobilizzato e costretto su una sedia a rotelle ma non ha minimamente intaccato le sue capacità intellettive, che gli hanno consentito di studiare e laurearsi ma rendono quasi impossibile lo svolgimento di una normale attività professionale, con tutte le conseguenze economiche del caso. Ma i meandri della burocrazia rendono difficoltoso l’accesso ai sussidi anche a chi ha delle difficoltà così tanto gravi.
«Sono un malato grave di SMA, e ho usufruito dell'assegno di cura sin dalla prima erogazione relativa al primissimo bando. Il successivo anno mi informai se avessi dovuto riformulare la domanda ma mi dissero che si sarebbe auto-rinnovato. Quindi anche quest'anno ho pensato «bene» di poter stare tranquillo finché, in maniera del tutto casuale, ho scoperto all'ultimo momento che fosse necessario fare una domanda telematica fornendo il modello ISEE che per ovvie ragioni non ho fatto in tempo a ricevere dall'INPS.
La cosa ingiustificabile è che nessuno del distretto che mi ha in cura né tanto meno la Regione, che possiede già il mio nominativo avendo usufruito sinora dell'assegno, mi ha messo al corrente di questo nuovo bando, sarebbe bastata una mail.
Come si può evincere si tratta di una situazione gravissima di malasanità che rischierebbe di compromettere in modo terribile la mia vita. D'altronde il governatore ed i suoi collaboratori mi conoscono da parecchi anni e sanno perfettamente quanto sia delicata la mia condizione fisica e familiare, e per questo hanno sempre dimostrato grande attenzione.
Subito dopo il mio tentativo di interfacciarmi con le istituzioni per risolvere bonariamente il tutto, mi hanno ricevuto senza che nessuno si prendesse l'onere di prendere in mano questa incommentabile situazione praticando il classico maledetto «scarica-barile». Al momento sono già quattro mesi che sono senza indennizzo di cura».
Domenico Caldaro
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