BARI – La Procura di Bari ha chiesto il giudizio immediato per il 35enne Antonio Colamonico, accusato dell’omicidio volontario dell’amante 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino (nella foto), uccisa il 12 dicembre 2013 all’interno del centro estetico che gestiva a Mola di Bari. Il corpo della donna fu poi dato alle fiamme nello stesso centro estetico
27 Agosto 2014
BARI – La Procura di Bari ha chiesto il giudizio immediato per il 35enne Antonio Colamonico, accusato dell’omicidio volontario dell’amante 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino, uccisa il 12 dicembre 2013 all’interno del centro estetico che gestiva a Mola di Bari. Il corpo della donna fu poi dato alle fiamme nello stesso centro estetico. L’uomo, che è per questo imputato anche di incendio aggravato, è in carcere dal 9 aprile. All’identificazione di Colamonico i carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal procuratore aggiunto di Bari Lino Giorgio Bruno e dal sostituto Antonino Lupo, sono giunti alcuni mesi dopo l’omicidio grazie sia alle tracce di Dna trovate sotto le unghie della vittima sia incrociando altri elementi emersi nel corso delle indagini: come autopsia, consulenza su cellulari e computer e accertamenti sulle cause e modalità di propagazione dell’incendio.
La 29enne fu colpita prima al capo e al volto e, successivamente, con un paio di forbici, alla nuca, al collo e al torace, e infine strangolata. Poi il corpo fu dato alle fiamme. Omicidio preceduto, stando anche alla ricostruzione fatta dal gip Sergio Di Paola nell’ordinanza d’arresto di aprile, “da una colluttazione o comunque da uno scontro tra la vittima e l’aggressore”. Stando agli accertamenti disposti dalla magistratura, Colamonico avrebbe poi appiccato il fuoco “nel tentativo di cancellare le tracce”.
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