Il futuro dei 184 operai
Ex Om, la domenica più lunga
in cui si spengono le speranze
Vaporizzata ogni illusione di un progetto - tanto decantato e sponsorizzato dalla istituzioni - di una minicar elettrica che avrebbe ricollocato i lavoratori
Gianluigi De Vito
15 Aprile 2018

GIANLUIGI DE VITO
BARI - Il Nord gela: nessuna offerta di acquisto. Il Sud riscalda: fuori «Askoll», un altro investitore c’è, anzi è una cordata di imprenditori.
Comincia il giorno più lungo per i 184 operai ex Om inquadrati dalla «Tua industries» con la promessa di essere impiegati nella produzione di una minicar elettrica lì dove si producevano carrelli elevatori. Il progetto è fallito assieme alla «Tua». Gli operai non hanno mai messo piede in fabbrica. E oggi, domenica 15 aprile, scade l’ultimo termine indicato dal curatore del fallimento incaricato dal giudice del Tribunale di Torino, l’avvocato Alessandra Giovetti, per manifestare proposte d’acquisto della «Tua»: progetto quadriciclo e/o operai. Se domani il fallimento si chiude senza proposte, per i 184 operai scatta immediatamente il licenziamento collettivo.
«Nessuna risposta fino a ieri sera (venerdì sera - n.d.r.). Lunedì (domani - n.d.r.) sarò di nuovo in ufficio e vedrò» riferisce l’avvocato Giovetti. Come dire: il morto non c’è ancora, ma i primi rintocchi delle campane sono quelli del De Profundis. Dal Piemonte, nessuna notizia che faccia sperare. Giovetti ribadisce quanto già comunicato per iscritto giovedì scorso ai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. E cioè: «Non sussiste alcuna interlocuzione seria e concreta con ipotetici manifestatori di interesse, ma esclusivamente meri scambi di e-mail esplorativi, inviati peraltro da professionisti e non da soggetti giuridici eventualmente interessati, rimasti, allo stato attuale, privi di concreto seguito». Parole di carta, senza effetti, nulla di più.
Giovetti ha indicato quali siano le condizioni che dovrebbero verificarsi nella domenica più lunga per gli ex Om. Gli eventuali interessati che inviino la manifestazione d’interesse all’acquisto dei beni del fallimento devono produrre una serie di documenti, tra i quali il prezzo d’acquisto che s’intende proporre, una garanzia bancaria oltre che la «carta identità» dell’azienda (visura camerale). Soprattutto, devono indicare il «perimetro» d’interesse, vale a dire se sono interessati all’acquisizione dei dipendenti e/o del progetto minicar elettrica. Non solo: va prodotto il piano industriale.
Ora, ipotizzare che nelle prossime ore si materializzi un investitore che scopra tutte le carte necessarie, è come puntare sulla Roma nella finale di Champion’s League. I miracoli di maggio possono succedere, figuriamoci quelli del lunedì...
Lo scoglio più difficile da sormontare non è certo quello delle garanzie bancarie né quello delle credenziali. Perché, in fondo, il bando di vendita autorizzato dal Tribunale del Fallimento non indica alcun prezzo base da offrire per l’acquisto del progetto minicar elettrica della «Tua». E il prezzo minimo che Giovetti ha fatto sapere di ritenere congruo non supera i 250mila euro: insomma, per un’operazione industriale del genere, 225/250 mila euro sono bruscolini, se si considera che nella posta in palio del progetto di reindustrializazione c’è anche la disponibilità dello stabilimento nella zona industriale.
Sotto il meridiano Sud, la fiammella resta accesa. Fuori il Gruppo Askoll, «un investitore interessato c’è. Anzi c’è una concordata di imprenditori interessati a produrre il quadriciclo elettrico» dice Leo Caroli, il capo reinsediato della Task force occupazione della Regione Puglia. Aggiunge: «C’è una trattativa in corso. E potremmo avere sviluppi ad horas. Ho chiesto agli imprenditori della cordata di fare un’offerta che metta in sicurezza i lavoratori e di farlo entro lunedì (domani - n.d.r.). Il problema non è il versamento del prezzo ritenuto congruo. I 225mila euro sono in grado di portarli in contanti al tavolo del fallimento. Parliamo di un investimento di 50 milioni di euro. Il problema è il progetto industriale per il quale questi imprenditori hanno bisogno ancora di qualche giorno. Ho chiesto loro di fare comunque il versamento e di presentare un progetto industriale di massima, almeno per interrompere i termini del fallimento ed evitare il licenziamento collettivo. E in una settimana dare il progetto definitivo».
Basta che ci sia la proposta di assumere solo uno dei 184 operai affinché, per gli altri 183, scatti un altro e ultimo anno di cassa integrazione. E di qui ad un anno c’è il tempo di riprogrammare un totale o parziale reinserimento lavorativo.
Sarebbe come vincere la Champion’s.
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